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martedì 10 agosto 2010

Le vie carbonare

Lo stradario almanacco del Comune di San Miniato del 2000, FM edizioni, riporta a sigla LM, descrizioni dei luoghi più amati di San Miniato. Tra questi un trafiletto sulle vie carbonare riportato integralmente a seguito.
La cintura (ma bisognerebbe dire il collare) dei sentieri che seguivano il perimetro ondulato e sinuoso delle mura, conserva, ora come ora, poco più dell'attuale denominazione: le vie carbonare.
Oltre il nome e, naturalmente, il ricordo, permangono segmenti, solo dei segmenti, riconducibili al tracciato originale documentato nelle mappe comunali.
Dovevano avere una funzione militare. "Collegati con i passaggi sotterranei della città, consentivano uno spostamento, coperto dalla protezione muraria, milizie intere che potevano tentare sortire improvvise e il soccorso di quelle esterne, sempre in tempo di assedio" Ne parla Dilvo Lotti a pagina 204 di "San Miniato. Vita di un'antica città" "I vicoli, con i passaggi sotterranei tra casa e casa permettevano ai cittadini, levatisi in armi, in caso di sorpresa, di spostarsi rapidamente al coperto, da un punto all'altro, secondo la necessità e la minaccia".In tempo di pace le via carbonare servivano molto bene per il rifornimento di frumento, di granaglie, di fieno e, naturalmente, di legna e di carbone.
Ritengo che proprio quest’ultimo elemento abbia dato origine alla denominazione per cui le vie carbonare sopravvivono in qualche modo alla loro stessa scomparsa. Sacchi e corbelli, affidati a muli o a pazienti asinelli, capaci di percorrere i sentieri sotto la cerchia delle mura, potevano essere agevolmente issate in alto o ingoiate dalle bocche delle caverne d’accesso.
Senza rischio di smentita, si può dire che fino a poco tempo fa queste vie costituivano un’occasione di passeggiate sotto il perimetro della città.
Soprattutto dalla parte di Gargozzi. E’ qui che San Miniato avrebbe una riviera meravigliosa, la zona delle mimose, degli aranci è proprio qui.
Provate in un giorno di sole, in pieno inverno e fino a tutta primavera, dalle undici del mattino fino alle quattro della sera, a ripercorrere questo commino inventato sulle vecchie tracce. I sanminiatesi più anziani dicono ancora “Era la nostra riviera. Un paradiso perduto.”
Risulta che l’amministrazione comunale stia ora approntando un piano per il recupero di questi sentieri. Una notizia che fa piacere soltanto ai sanminiatesi di origine controllata, anche se in molti c’è la convinzione che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

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