In "Florario" di Alfredo Cattabiani. pagina 644 . La canna loquace e la canna musicale.
Con le canne abbiamo un conto aperto e tentiamo con vari mezzi di ridurne l'impressionante invadenza, quindi, con il rispetto che si porta a che si contrasta, riportiamo da una traduzione di Ovidio la storia di Siringa insidiata dal dio Pan.
mentre egli sospira, l'aria vibrando nelle canne
suscitò un suono dolcissimo, simile a un lamento,
e il dio incantato da quella soave musica inaudita;
"Così continuerai a farmi compagnia" disse
e, saldate con cera cannucce di lunghezza diversa,
mantenne allo strumento il nome della fanciulla.
Associazione di volontariato costituita da un gruppo di cittadini, di diversa età, attività e formazione, che intendono svolgere un’azione propositiva e operativa per il recupero e la manutenzione dei vicoli carbonai e dei percorsi storici e panoramici verso San Miniato, con l’intento di aggiungere valore e significato al centro storico, che viene così a riappropriarsi di una sua importante risorsa storica e paesistica.
martedì 22 marzo 2011
lunedì 21 marzo 2011
il primo pezzo dei nostri reperti archeologici
FESTA DELLA PRIMAVERA - FESTA DELLA POESIA
Franco Sacchetti
L’acquazzone
Passando con pensier per un boschetto,
donne per quello givan fior cogliendo
“To’ quel, to’ quel”dicendo
“Eccol, eccolo”
“Che è, che è?”
“E’ fior alliso”
“Va là per le viole”
“O me, che il prun mi punge!”
”Quell’altro me’ v’aggiunge”
“Uh, uh, o che è quel che salta?”
“E’ un grillo”
“Venite qua, correte
raponzoli cogliete”
“E’ non son essi”
“Sì sono”
“Colei
o colei,
viè qua, viè qua ne’ funghi”
“Costà, costà pe’l sermollino”
“Noi starem troppo che ‘l tempo si turba!”
“E balena
e tuona”
“E vespero già suona”
“Non è egli ancor nona”
“Odi, odi: l’usignol che canta”
“Più bel v’è,
più bel v’è”
“I’ sento: e non so che”
“Ove?”
“Dove?”
“In quel cespuglio”
Tocca, picchia, ritocca;
mentre che il busso cresce
ed una serpe n’esce.
“O me trista!” “O me lassa!”
“O me!”
Fuggendo tutte di paura piene
Una gran piova viene.
Qual sdrucciola,
qual cade,
qual si punge lo piede.
A terra van ghirlande;
tal ciò che ha colto lascia, e tal percuote
tiensi beata chi più correr puote.
Sì fiso stetti il dì che lor mirai,
ch’io non m’avvidi, e tutto mi bagnai.
L’acquazzone
Passando con pensier per un boschetto,
donne per quello givan fior cogliendo
“To’ quel, to’ quel”dicendo
“Eccol, eccolo”
“Che è, che è?”
“E’ fior alliso”
“Va là per le viole”
“O me, che il prun mi punge!”
”Quell’altro me’ v’aggiunge”
“Uh, uh, o che è quel che salta?”
“E’ un grillo”
“Venite qua, correte
raponzoli cogliete”
“E’ non son essi”
“Sì sono”
“Colei
o colei,
viè qua, viè qua ne’ funghi”
“Costà, costà pe’l sermollino”
“Noi starem troppo che ‘l tempo si turba!”
“E balena
e tuona”
“E vespero già suona”
“Non è egli ancor nona”
“Odi, odi: l’usignol che canta”
“Più bel v’è,
più bel v’è”
“I’ sento: e non so che”
“Ove?”
“Dove?”
“In quel cespuglio”
Tocca, picchia, ritocca;
mentre che il busso cresce
ed una serpe n’esce.
“O me trista!” “O me lassa!”
“O me!”
Fuggendo tutte di paura piene
Una gran piova viene.
Qual sdrucciola,
qual cade,
qual si punge lo piede.
A terra van ghirlande;
tal ciò che ha colto lascia, e tal percuote
tiensi beata chi più correr puote.
Sì fiso stetti il dì che lor mirai,
ch’io non m’avvidi, e tutto mi bagnai.
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